SENSE OF HUMOR SULLE PUNTE

Les Ballet Trockadero de Monte Carlo – 15 luglio 2012
Lago dei Cigni (II Atto) – Tarantella – Go for Barocco – Dying Swan – Paquita
33° Festival la Versiliana

 

Un marcato accento russo, riferimenti alla sagra di Farnocchia e ai bolscevichi, a ballerine infortunate dal nome Kolesterikova o Verikosa cadute nella buca dell’orchestra poco prima dello spettacolo dà voce alla presentazione a sipario chiuso di una delle performance di arte muta più esilaranti che il Teatro della Versiliana abbia mai visto.

Uno spettacolo ideato con grande intelligenza non avrebbe potuto cominciare che con un altrettanto geniale prologo: il pubblico forse un po’ scettico in principio ha così subito percepito che non solo era permesso ridere, ma era inevitabile.

Se qualcuno ancora si chiedesse come una compagnia dal profilo così atipico come i Trockadero possa continuare ad avere questo incredibile successo internazionale dopo quasi 40 anni, troverebbe certamente la risposta assistendo ad uno dei loro spettacoli.

Les Ballet Trockadero de Monte Carlo é sì una compagnia di ballerini classici “en travesti” che fanno commedia esibendosi nei grandi balletti del repertorio classico,ma la loro grande arte non sta nel fatto che riescano a far spassosamente divertire il pubblico mettendo in scena tipici incidenti o errori che comunemente accadono in scena, esagerando fobie da prima ballerina o utilizzando la marcata mascolinità di alcuni dei danzatori sulle punte, bensì il fatto che tutto ciò venga raggiunto mostrando spesso con maestria rari virtuosismi tecnici. Con ciò non solo dimostrano che si può far ridere anche restando fedelissimi a coreografie originali di grandi lavori di Petipa o Balanchine, ma che si può sfruttare ciò per far avvicinare il pubblico ai grandi classici attraverso un approccio alternativo, dimostrando con abilità che è possibile anche per i maschi ballare sulle punte.

Dopo la loro celebre parodia del II atto del Lago dei Cigni, che tra una gag e l’altra dal timing perfetto, quasi non ci lascia il tempo di respirare (degno di nota l’italiano Roberto Forleo, indubbiamente il migliore in scena, dimostrando nel ruolo di Odette un grande controllo), gli irriverenti componenti della troupe ci deliziano con una Tarantella di Balanchine dove spicca nel ruolo maschile la pulizia di batterie e basso gamba di un altro italiano, Alberto Pretto.

Seguono Go for Barocco, poi il cavallo di battaglia “The Dying Swan” interpretato da una star della compagnia, l’immancabile Ida Nevasayneva (nome vero Paul Ghiselin), infine con Paquita ed un finale un po’ swing tutto a sorpresa i Trocks dimostrano che in effetti i corpi maschili naturalmente più forti delle donne, nonostante risultino a volte un po’ troppo  possenti,  possano essere ottimi strumenti per una tecnica delle punte che appare diversa, nuova, forse meno graziosa e raffinata, ma sicuramente più atletica nei salti e virtuosa nei giri.

Non è un caso quindi se questa compagnia di danzatori in tutù e coroncina sia diventata un autentico fenomeno internazionale, con tanto di fans sparsi per tutto il pianeta, raggiungendo il massimo consenso anche della critica. Partiti da un piccolo late night show in Off-Off Broadway nel 1974 i Trocks ( come vengono affettuosamente chiamati) hanno calcato le scene in più di 500 città di 33 paesi diversi, raggiungendo da allora il sold-out in ogni teatro, soprattutto in Giappone.

Speriamo quindi che anche la direzione artistica di Festival estivi nostrani, abbia potuto assistere e rendersi conto che lo standard di molti dei ballerini superava spesso di gran lunga quello dei membri di tante compagnie classiche dai pomposi nomi russi, spesso create in occasione di tour  europei, che negli ultimi anni ci sono state proposte  da molti teatri e il cui intento purtroppo non era assolutamente quello di fare del repertorio una commedia imbarazzante.

Il pubblico lascia la pineta di D’Annunzio entusiasta ed allo stesso tempo sorpreso: si legge sul volto di molti spettatori lo stupore per ciò che hanno visto, increduli davanti a cotanta bravura, ma soprattutto meravigliati dell’ilarità contagiosa dello show.

Ciò non può altro che suscitare una reazione positiva in un pubblico di villeggianti afflitti dalla crisi-overdose delle news: “Please Trocks… keep on trockin’!”

Ballets Trockadero – The Dying Swan

RIDERE NON PASSA MAI DI MODA!

 

Uno dei ballerini italiani del Ballet Trockadero, il vicentino Alberto Pretto, ci ha gentilmente   rilasciato un’intervista post spettacolo.

Qual’è secondo te il segreto del vostro successo?

I nostri spettacoli essendo comici e anticonvenzionali sono adatti a grandi e piccoli, avvicinando le masse al teatro. Ridere non passa mai di moda!

Come sono le reazioni del  diverso pubblico nei vari paesi? Ridono sempre alle stesse gag?

Assolutamente no, questo è un fenomeno culturale molto interessante da osservare. Dipende dal tipo di pubblico che c’è in sala e dal loro background sociale. Per fare un esempio, quando la compagnia si è esibita al Teatro Bolshoi, essendo molti spettatori dei grandi conoscitori e appassionati di balletto classico, hanno riso molto di più per qualche esagerazione stilistica o cambiamenti coreografici e forse meno per i grossolani errori voluti.

Spesso però gli spettatori che sembrano apparentemente freddi, sono in realtà molto concentrati, dimostrando tutto il loro consenso negli inchini finali.

Il Giappone è in assoluto il paese che più vi acclama. Come te lo spieghi?

Dipende dalla loro cultura, dal fatto che già nel Kabuki si trovino soltanto uomini come performers e dalla loro passione per la danza. Le star del balletto che si esibiscono in Giappone vengono sempre idolatrate e vengono creati fans club che ci seguono ovunque.

Credi che il direttore dia più importanza alla parte tecnica o all’aspetto comico?

Entrambe hanno lo stesso valore, è questa la particolarità. Certo gli scherzi vengono studiati in ogni minimo dettaglio, ma anche la tecnica ha un rilievo fondamentale. Bisogna dire che c’è stata comunque una grande evoluzione dall’inizio della storia dei  Trocks dove forse si enfatizzava più l’ilarità, mentre oggi proveniamo tutti da accademie rinomate e compagnie internazionali.

Com’è stato il tuo percorso artistico?

Mi sono diplomato all’Accademie de Danse Classique Princess Grace di Monte Carlo e ho ballato in molte compagnie internazionali come l’English National Ballet e lo Stadttheater Koblenz in Germania prima di approdare a New York.

Quindi hai cominciato a ballare con le punte dopo una carriera avviatasi in modo tradizionale. É veramente così difficile e doloroso il lavoro sulle punte? A vedervi non si direbbe.

Ebbene sì, il lavoro sulle punte devo ammettere che è molto difficile e doloroso. Ci vuole una grande preparazione e per un maschio si tratta di una vera e propria sfida. Primo perchè solitamente cominciamo molto tardi (18-22 anni) rispetto alle ballerine (11 anni) e poi perchè abbiamo un approccio completamente diverso alla danza, dobbiamo calibrare la nostra forza e migliorare il controllo e l’assetto del nostro corpo per raggiungere un buono standard.

Essendo una compagnia composta da soli maschi com’è l’atmosfera? C’è più rivalità tra voi?

Sì c’è più competizione, tutti aspiriamo a fare gli stessi ruoli. Nonostante ciò però l’atmosfera è molto rilassata e amichevole. Passando una vita tra un aeroporto e l’altro ci sentiamo molto affiatati e questo facilita il saperci adattare ad ogni situazione, cultura o palcoscenico.

Non ci sono primi ballerini, c’è comunque una gerarchia interna?

Certo i ballerini che danzano qui da molto anni conoscono meglio lo stile e il repertorio rispetto ai nuovi arrivati. Personalmente però non posso lamentarmi perchè, nonostante sia entrato in compagnia nel gennaio 2011, ho già ballato molti ruoli solistici come “Tarantella”, “Paquita” e “ The Dying Swan”.

Il vostro motto?

Gioco di squadra.

Sì, un gioco di squadra che sembra costantemente riportarci ad uno degli aforismi più amati dal web: “Per corrugare la fronte si mettono in movimento ben 65 muscoli, per sorridere soltanto 19. Allora almeno per economia… sorridiamo!
Non ci resta altro che fare un grande in bocca al lupo alla “squadra” più simpatica del panorama internazionale della danza.                   

 

Martina Angioloni

 Articolo pubblicato su TeatriOnline