“IL LAGO” DI TOUZEAU, TRAVOLGENTE VORTICE DI MOVIMENTO

“Schwanensee” – Ballett Mainz

Chor. Pascal Touzeau – Mus. P.I.Tchaikovsky

Il Theater Mainz, dopo esser stato sede creativa per 10 anni dell’ormai affermatissimo e pluripremiato coreografo internazionale Martin Schläpfer (Prix Benois de la Danse, 3 Theaterpreis Faust etc…, attualmente direttore della Deutsche Opera m Rhein) continua ad offrire interessanti creazioni , nuovi spunti e fresche correnti innovative grazie a Pascal Touzeau, direttore della compagnia dal 2009.
Perché si respiri un’aria particolarmente creativa a Magonza è una domanda che si sono probabilmente posti in molti ; certo è che la direzione artistica sembra essere molto astuta, offrendo programmi classici e tradizionali, ma allo stesso tempo innovativi e rivolti ai giovani. E’ così che si ottiene sempre una full house con titoli come “Raymonda” o “Romeo e Giulietta” (già coreografati da Touzeau) e adesso con il “Lago”. Un sold out reso possibile da un’elevata affluenza di pubblico costituito non solo dalla terza età ma anche da moltissimi giovani, curiosi ed impazienti di vedere finalmente “Il Classico” per eccellenza sul palco tedesco, dopo oltre 30 anni di assenza.
Che la musica di Tchaikovsky sia il vero segreto del successo di questo spettacolo, ormai da più di un secolo nella programmazione di tutti i più grandi teatri del mondo, non è un mistero. Il teatro gremito di abitué ed affamati di nuove tendenze, sembra percepire l’emozione celata sotto ogni singola nota, magistralmente eseguita con intensità, brio, dinamica e colore dalla Filarmonica Staatsorchester Mainz. E’ proprio la nuova creazione di Touzeau che rende libero il direttore d’orchestra Florian Csizmadia di seguire tempi sempre gradevoli all’orecchio. Spesso infatti quando viene eseguita la coreografia originale (riferendoci alla versione Petipa-Ivanov), a causa dell’evoluzione della tecnica classica, i direttori sono costretti a modificare, rallentare o accelerare i tempi dettati originariamente dallo spartito di Tchaikovsky per assecondare le necessità virtuosistiche dei ballerini. Lo stile di Pascal Touzeau è ben definito e paragonando il suo “Lago” ad altre sue rivisitazioni di classici, risulta quest’ultimo di gran lunga il migliore.
Tecnicamente impegnativo, caratterizzato da un flow of movement che non finisce mai, affascina molto di più nelle parti danzate in calzini che in quelle più neoclassiche. Il lavoro delle punte ci ricorda un Forsythe un po’ appannato, non troppo originale. Le sezioni più contemporanee invece rivelano un’originale sinuosità ed un’ energia che nasce dal suolo e si diffonde al partner, scorre trasmessa tra un membro e l’altro del corpo di ballo in un movimento infinito, che emoziona.
Il direttore francese, ormai di tedesca adozione, riesce a donare, anche e soprattutto alle sezioni del corpo di ballo, linee, purezza ed originalità che allo stesso tempo ci ricordano e ricreano formazioni e un’atmosfera che si avvicina alla versione tradizionale. Mischiando uomini e donne e arricchendo il suo ensemble di molti ballerini ospiti, crea una serie di geometrie e magici cambi di formazioni che si pensava appartenessero solo a grandi compagnie come il Mariinsky o il Bolshoi.

Sorprendente l’uso del tulle e dei tutù ideati dall’italiana Sofia Crociani (già collaboratrice di Christian Dior e Karl Lagerfeld) che però non risultano mai puramente decorativi o di impiccio, ma resi con maestria da Touzeau parte integrante della coreografia.

Highlight della serata sono tutti i passi a due e gli assoli dei ballerini principali: Christian Bauch e Anne Jung. E’ quest’ultima la vera regina della serata, un’Odette perfetta nelle linee, nelle movenze e nella sinuosità. La sua flessibilità estrema lascia senza fiato.

Il coreografo stravolge la trama, divide i ruoli di Odette e Odile e le fa essere sorelle.

Lo spettatore però viene così “violentemente” travolto dalla poesia della musica e dall’organicità della coreografia, che qualsiasi elemento drammaturgico passa in secondo piano… e ciò non può esser certo considerato un fattore negativo!

A chi non piace sognare?

Touzeau trova la chiave dell’anima degli spettatori trascinandoli in un emozionante vortice di movimento infinito.  

 Martina Angioloni

Articolo pubblicato da Teatrionline